Foto © Sara Magni
GREENE SCHOOL DI WEST PALM BEACH
Carlo Ratti, architetto e ingegnere, dalla formazione poliedrica, laureato sia al Politecnico di Torino sia all’École Nationale des Ponts et Chaussées di Parigi con Master in Philosophy e PhD in Architettura al Martin Centre di Cambridge, dal 2000 al Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove dirige il MIT Senseable City Lab, è senza dubbio tra i personaggi più autorevoli nel settore dell’innovazione tecnologica legata all’architettura, al design e al progetto urbano. Pioniere nel campo delle Smart Cities, declinandone al contrario il “volto più umano” che vedono le tecnologie urbane come strumento di partecipazione sociale “bottom-up – dal basso verso l’alto”, è comparso in questi anni alternativamente nelle diverse classifiche mondiali, tra “le 50 persone che cambieranno il mondo” o tra “i designer più influenti d’america” senza citare i premi e i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera. Già protagonista in questa fase post Covid-19 di numerose interviste dedicate al futuro delle città contemporanee, lo abbiamo incontrato per scoprire un aspetto della sua progettualità, forse meno noto, che riguarda proprio il rapporto tra educazione e architettura, tra le forme dei luoghi per la didattica e la condizione ottimale per la formazione, partendo da un’esperienza virtuosa come quella realizzata alla Greene School di West Palm Beach, in Florida. Proprio mentre la scuola italiana definisce con fatica metodi e regole per i luoghi dell’apprendimento, l’intervista con Carlo Ratti ci sembra particolarmente illuminante per riscoprire la potenza dell’approccio biofilico che vede la natura come risorsa doppiamente utile nel percorso formativo.