Quello di Peter Fink, a cento anni dall’istituzione del primo corso accademico in Architettura del Paesaggio, appare come un richiamo alla riappropriazione di una professione i cui confini sono ancora molto sfumati. In un campo disciplinare discusso dal mondo accademico, al punto da non comprendere se sia una disciplina a sé o parte di una più vasta materia che, genericamente, rientra nel campo dell’architettura, l’Architettura del Paesaggio, tuttavia, mai come oggi appare come la disciplina del futuro. Tanto che chi la pratica sembra più che mai rivendicare il suo ruolo nell’ambito dello sviluppo strategico, proprio perché la componente economica dei servizi ecosistemici e quella sociale del progetto del paesaggio contemporaneo rappresentano la chiave per una possibile inversione di tendenza. Ben vengano quindi professionisti capaci di immaginare scenari per infrastrutture verdi, che rendano possibile lo sviluppo fertile dell’umanità futura.
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