LA POETICA DEL PROGETTO PER LA RESILIENZA DEL PAESAGGIO
La Poetica del Risanamento, efficace tema della recente Biennale di Architettura del Paesaggio di Barcellona, apre a una riflessione profonda sulla fase storica che l’Architettura del Paesaggio sta affrontando. Il testo di presentazione, redatto dal Comitato Organizzativo, e in particolare da Marina Cervera Alonso de Medina, riassume emblematicamente alcune questioni cruciali: “Il concetto di Landscape Remediation, inteso come ripristino/bonfica del paesaggio, presuppone una profonda riflessione sulla nostra connessione con la Terra e il nostro impegno etico nei confronti della visione del Pianeta come sistema complesso e autoregolamentato, come proposto da James Lovelock e Lynn Margulis: il concetto di Gaia. Il ripristino e il risanamento comprendono il riconoscimento delle complesse conseguenze portate dall’era dell’Antropocene, sottolineando l’urgente necessità di azioni trasformative per combattere il cambiamento climatico attraverso l’adattamento e la mitigazione. Mentre il ripristino (restoration) mira a riportare un ecosistema degradato al suo stato originale o simile, il risanamento (remediation) cerca di gestire le esternalità al fine di raggiungere un nuovo stato accettabile. Tuttavia, nel primo caso, si va oltre la semplice rivitalizzazione del suolo, dell’acqua e della vegetazione, implicando una narrazione di rinnovamento. In questo sforzo creativo, siamo coinvolti in una delicata coreografia che ‘riannoda’ abilmente i fili della vita che erano stati interrotti dagli interventi umani, proponendo una visione alternativa per il futuro.
La forza di questa visione sfrutta “il potere della poetica” proprio per sottolineare il ruolo profondo della cultura nell’interpretazione olistica dei paesaggi. L’essenza del risanamento ci invita a riflettere sul viaggio di trasformazione nel campo dell’Architettura del Paesaggio, con un focus particolare sugli ultimi tre decenni…” osservare, nel tempo, le realizzazioni nell’ambito del progetto di paesaggio “ci consente di individuare il filo narrativo che ci conduce all’essenza di una cultura, decifrando la complessità dei suoi elementi strutturali, delle sue caratteristiche artistiche e delle sue rappresentazioni figurative… Questo approccio conferma quanto i paesaggi stessi possono essere simboli potenti, incapsulando le narrazioni del nostro tempo e guidandoci verso un futuro sostenibile che dobbiamo costruire collettivamente”.
Attraverso questo sguardo, i progetti presentati in TOPSCAPE 54 sembrano ripercorrerne il filo narrativo. Da la boîte à outils di Bernard Lassus, che riassume nella sua “cassetta degli attrezzi” il tratto distintivo della propria opera, fino alle sperimentazioni di ecoLogicStudio, dove il progetto del paesaggio sembra non arrestarsi nella ricerca di “una visione alternativa per il futuro”.
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