Il paesaggista Michel Péna rappresenta senza dubbio una delle figure storiche nel mondo dell’Architettura del Paesaggio francese. Dopo la formazione all’École Nationale Supérieure du paysage di Versailles, nel 1983 fonda il suo studio a Parigi. Nel corso della sua carriera, numerosi gli interventi emblematici: tra i principali, le Jardin Atlantique a Parigi o la Promenade du Paillon a Nizza. Presidente della Fédération Française du Paysage per diversi anni, oggi Michel Péna torna nel dibattito internazionale affrontando il tema del progetto della natura nel XXI secolo, ben riassunto nel lavoro di ricerca “Changer de mode… de ville”. Nel corso di questa intervista, con grande lucidità egli svela il pericolo di un pensiero ecologico funzionalista, che la fragile base teorica di una disciplina come l’Architettura del Paesaggio corre il rischio di non saper governare. Ne deriva la necessità di fare chiarezza ripercorrendo i “fondamentali” della disciplina che, al pari dell’architettura e dell’urbanistica, devono produrre con maggior forza quella “grammatica di base” utile per dare senso ai progetti operativi. Perché, come lui stesso sottolinea, “la ‘creazione’ di paesaggi non ha nulla a che vedere con le tecniche e i materiali… non si tratta di piantare quanti più alberi possibile, di trattare l’acqua, di mettere parchi giochi per bambini o di fornire ombra e frescura con le foglie: questi interventi funzionali devono formare il materiale fisico di un progetto più ambizioso e culturale, addirittura più spirituale, che porti al senso vero del paesaggio”. Perché, continua, “il paesaggio non è l’ambiente, né il territorio, ma la relazione sensibile del soggetto percipiente con uno spazio aperto concreto”.
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