C’è un’estrema necessità, in questi tempi, di dar senso alle parole restituendo valore e concretezza al mondo che ci circonda, di ritornare o andare, semmai non ci fossimo mai stati, al cuore dei pensieri e delle scelte e di definire per importanza le priorità strategiche, di assumerci responsabilità. Così, paradossalmente, mentre siamo invitati a coprirci il volto con necessarie mascherine, la storia ci chiama a esporci. Il progetto del paesaggio in questo numero sembra gettare il cuore oltre l’ostacolo: sono progetti coraggiosi quelli che presentiamo, che rivendicano, si adattano, si fanno concavi e convessi accogliendo, integrando e proponendo, che fondono tecnologie digitali e virtuosismi botanici. A dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, del fatto che il progetto di architettura del paesaggio “occorre” per trovare soluzioni per un luogo che, come il paesaggio, è principalmente territorio di conflitti, dove convergono interessi, obiettivi, finalità, esigenze spesso in contrasto e che lì chiedono di trovare soluzioni e punti di equilibrio.
JARDIN NOUVEAU
@Dario Fusaro Di cosa sia stata Varese in epoca liberty restano poche narrazioni, eppure...